Adamo non ha peccato
È il 2013 e Adam Szymczyk, uno dei curatori più radicali della scena internazionale, è chiamato a dirigere documenta, la mostra d’arte contemporanea più importante al mondo. Szymczyk e il suo team portano l’esposizione al di là dei confini di Kassel, ad Atene, soprattutto in virtù del suo chiaro antagonismo rispetto alle politiche neoliberali della Germania (e di tutta l’Europa occidentale, nonché degli Stati Uniti). Inizia a delinearsi così un approccio curatoriale che porta la mostra a un punto di rottura senza precedenti, soprattutto a livello istituzionale e politico.
Con questo libro, che esce a cinque anni dalla mostra, Pierre Bal-Blanc rilegge finalmente quella congiuntura storica alla luce dello scandalo che ha prodotto, in maniera lucida e completa, dalla posizione privilegiata di membro del team curatoriale che ha accompagnato Adam Szymczyk nella direzione artistica, al fianco di Hendrik Folkerts, Candice Hopkins, Hila Peleg, Dieter Roelstraete, Bonaventure Ndikung, Monika Szewczyk (curatori/curatrici); Marina Fokidis, Natasha Ginwala, Erzen Shkololli, Elena Sorokina, Paolo Thorsen-Nagel, Quinn Latimer, Katerina Tselou, Andrea Linnenkohl, Ayse Güleç (advisors); Paul B. Preciado, Sepake Angiama, Arnisa Zeqo e Clare Butcher (responsabili dei servizi educativi e dei public program).
Questo saggio denso e articolato fornisce una riflessione ex-post, ripercorrendo gli eventi da una prospettiva critica. Come in un diario, Bal-Blanc ci racconta della sua esperienza diretta, ribaltando la prospettiva dominante e offrendo una visione nuova e personale non solo delle scelte artistiche, ma anche delle conseguenti dinamiche sociali e politiche.
A conclusione del libro, una lunga conversazione tra il direttore artistico di documenta 14, Adam Szymczyk, e Dorota Sajewska fornisce ulteriori spunti di riflessione sul caso.
Con una prefazione di Andrea Bellini, direttore del Centre d’Art Contemporain Genève, Adamo non ha peccato offre la possibilità di analizzare e comprendere lo straordinario fenomeno che è documenta attraverso le voci di coloro che per lungo tempo sono rimasti in silenzio nel caos mediatico che ha accompagnato questi eventi. Il libro è dunque un invito a rileggerli in chiave differente, e a riflettere sui meriti e sui limiti di una delle edizioni più stimolanti e controverse di documenta.
Con testi di Andrea Bellini, Pierre Bal-Blanc e Adam Szymczyk.
Il volume è co-prodotto dal Centre d’Art Contemporain Genève.
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Pierre Bal-Blanc è critico d’arte e curatore indipendente francese di base tra Parigi e Atene. Caporedattore della rivista Bloc Notes dal 1998 al 2000, ha co-fondato l’agenzia Design Mental e diretto il Contemporary Art Center di Brétigny-sur-Orge (Essonne) dal 2003 al 2014. Nel 2017, ha co-curato documenta 14 a Kassel e ad Atene.
Tra i più prestigiosi curatori della scena artistica contemporanea, Bal-Blanc lavora sui paradossi, sul rapporto tra perversione e trasgressione, tra vivente e inanimato, in relazione ai processi di produzione e industrializzazione. Le sue mostre sono state presentate in numerose sedi e occasioni, tra cui: CAC Brétigny/Micadanses, Stuk Leuven, Tate Modern London, MoMA Warsaw, Berlin Biennale. Nel 2017, ha curato Der Canaletto Blick – The Canaletto View, un programma commissionato dalla Erste Group Bank AG all’Erste Campus di Vienna, e lo stesso anno ha pubblicato per Sternberg Press Project Phalanstère.
- 14 x 22 cm
- 180
- IT
- 2022
- 978-88-8056-165-1